domenica 21 ottobre 2007
piccoli, grandi
Sono innamorato della scuola perchè ogni giorno è fatalmente diverso. Questi ultimi, ancora una volta,non hanno mancato di stupirmi, e anche qualcosa in più. Seguo nel mio Liceo due attività che,nel gergo ministeriale,si chiamano "aggiuntive". Vuol dire,cioè,che non fanno parte delle normali ore di lezione,e quindi sono a libera frequenza e collocate nel pomeriggio. Tuttavia,poichè vengono ritenute di valore educativo,la scuola stessa le ingloba ufficialmente nei suoi progetti e gli dedica spazi e risorse. Si tratta del Gruppo Teatrale e di quello che sceglie di operare in alcuni campi di Volontariato. Tirando le somme delle adesioni lasciate sui cartelloni affissi nell'atrio una cosa mi ha colpito. In entrambi i casi la trentina di studenti iscritta è...piccola. Sono ragazzi e ragazze (queste in numero decisamente più consistente) per la maggior parte del biennio: insomma 14/15 anni. Se vado indietro con i ricordi devo dire che è,quasi,un'inversione di tendenza. Ci sono stati anni nei quali,nella mescolanza delle età,spiccavano i "grandi". Seguiti da periodi di sostanziale equilibrio. E ora questa nidiata di adolescenti nascenti. Non so cosa stia succedendo. Bello,mi sono detto. Arrivano nuovi e subito si buttano a scoprire un mondo che gli apre i battenti. Bello, non gli basta la solita scuola. Ma poi: e gli altri? I ragazzi che dovrebbero servigli da rompighiaccio e con i quali identificarsi crescendo? Studiano,mi dice qualche collega. Più dei loro coetanei di alcuni anni fa? - mi chiedo. Sono,sempre mi interrogo,impigriti,o,peggio, stanno capendo che ci sono cose poco entusiasmanti che la vita ti chiede,ed altre belle che la vita solo ti propone. Ma che "la società" ti domanderà conto delle prime...Ci devo pensare con calma, ci sto in mezzo da sempre e mi sembra di essere in una buona postazione per cercare di capire. Intanto avanti con i babies. Li guardavo pendere dalle labbra dell'educatore che gli affiderà la compagnia di ragazzi-adulti disabili mentali,alcuni grandi e grossi il triplo di loro. E far domande alle maestre che aiuteranno ad accudire i bambini stranieri che popolano ormai le classi. Non sanno se sono pronti,ma ci credono. Spero che si distraggano,non si accorgano di quel che si respira in giro,e diventino grandi così.
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