domenica 14 gennaio 2007

parole che non svaniscono

Ho appena finito di leggere "Seppellite il mio cuore a Wounded Knee".
Questo è il luogo dove nel 1890 finì la storia degli indiani d'America.
In 30 anni niente era più riconoscibile. Nello stesso lasso di tempo in un villaggio indiano una uomo nasceva, diventava capace di usare arco e frecce, faceva una famiglia. Attorno a lui valli e torrenti erano immutabili.Forse cambiava qualche tratto di bosco, la neve era un po' più alta, i bisonti ritardavano una settimana.In quei 30 anni accaddero cose impensabili agli occhi dei nativi. Arrivarono veicoli e armi quasi magici, giovani con le stelle al posto delle piume come grado di valore,donne pallide, esili eppure tenaci, con figli dai capelli gialli o rossi.I sentieri dove si cavalcava in silenzio in fila divennero autostrade piene di carri e urla.Se tutto ciò non fosse stata la sembianza stessa della morte si sarebbe potuto dire, per qualche verso, affascinante. Ma i cadaveri dei bambini e le firme ingenue derise su fogli carta straccia dicevano agli indiani che la fine era in marcia.Le pipe inutilmente passate dalle mani dei capi pellerossa a quelle dei capi giacche blu illusero i saggi e i volenterosi. Le riserve erano scampoli di natura buoni per un'intera città dei bianchi e però sufficienti per la caccia e la raccolta non di migliaia, ma di poche decine di indiani.Appare incredibile anche a noi oggi quello che in una manciata d'anni successe senza tregua. Nel frattempo i bianchi erano anche riusciti a iniziare e finire una mattanza tra loro vestiti con giacche diverse...perchè? si chiedevano sulle colline e nelle pianure.Sortilegi senza risposta.Presto fu chiaro agli indiani che ci potevano essere solo due strade da percorrere. Entrambe avevano come destinazione la catastrofe. Alcuni scelsero la prima,accettando una esistenza miserabile a capo chino.Altri la seconda, la lotta fino al suicidio etnico in nome dell'onore mai domo.
Ci sono parole che rimangono dentro di noi indelebili, è come se non avessero epoca. Ogni uomo dovrebbe sentirle pronunciate verso se stesso. Ne riporto alcune.

"Non abbiamo mai fatto male all'uomo bianco.Noi vogliamo essergli amici.I bisonti stanno diminuendo, le antilopi sono poche ormai.Avremo fame e saremo costretti a venire al forte.I vostri giovani uomini non devono sparare su di noi; ogni volta che ci vedono ci sparano addosso, e noi spariamo a loro."
Tonkahaska (Toro Alto)
al generale W.Scott Hancock

"I bianchi cercavano sempre di far vivere gli indiani come loro. Gli indiani non sapevano come farlo e comunque non gli interessava.Se gli indiani avessero cercato di far vivere i bianchi come loro, i bianchi avrebbero opposto resistenza"
Wamditanka (Grande Aquila)

"Quando l'uomo bianco arriva lascia una traccia di sangue dietro a sè. Noi abbiamo due montagne in questo paese, voglio che il Grande Padre non faccia strade attraverso di esse...dalle strade cominciano tutti i nostri problemi.Ho detto queste cose tre volte. Ora sono venuto a dirlo per la quarta volta."
Nuvola Rossa ai
rappresentanti del governo

"Da un inventario fatto dagli ufficiali dopo l'irruzione in un accampamento e il suo incendio totale: 251 tende, 962 abiti di pelle di bisonte, centinaia di stoviglie e utensili, cibarie immagazzinate."
Dopo azioni come queste gli indiani, soprattutto i giovani apprendisti guerrieri (e questa è una costante in tutte le tribù, i capi quasi mai riuscivano a frenarli anche se tentavano),partivano per incursioni contro le diligenze di collegamento, piccoli drappelli in uscita dai forti, fattorie di pionieri, binari e pali del telegrafo, disperdendo e uccidendo il bestiame dei civili e dei militari. E' quello che per mezzo secolo abbiamo visto nei film...

Infine una "chicca": nel 1866 il Congresso americano approva una legge che concede i diritti civili a tutti i nati negli Stati Uniti (unica eccezione gli indiani... i soli ad essere lì da sempre!)

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